Pavese Festival

Pavese Festival 2024

Pavese Festival 2024

Un bicchiere con Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Pavese e anima del festival

Pavese Festival

Il Pavese Festival sta per iniziare: per una settimana, da lunedì 2 settembre a lunedì 9 settembre, Santo Stefano Belbo ospiterà talk, esibizioni, reading, con partecipazioni del calibro di Vera Gheno, Neri Marcoré, Stefano Nazzi, Pablo Trincia.

Abbiamo conosciuto l’uomo dietro il Pavese Festival, Pierluigi Vaccaneo, un paio di anni fa, grazie a un’amica comune e a quella particolare serie di circostanze fortunate che si creano nelle provincie dove bene o male ci si conosce tutti di fama e basta solo trovarsi nello stesso luogo e stringersi la mano per suggellare l’incontro. Da quel giorno di chiacchierate se ne sono fatte parecchie, quindi, perché non metterne una per iscritto?

L’inizio del legame di Pierluigi Vaccaneo con l’attività di Cesare Pavese risale al 2001, quando si laurea con una tesi sulla psicologia e antropologia nell’opera e nell’attività culturale dello scrittore; da quel momento in poi, i due non si sono più (metaforicamente) lasciati. Iniziando come tuttofare nell’organizzazione del Festival Pavese, lavora poi nella Fondazione Pavese, di cui oggi è Direttore, fin dalla sua nascita, tra il 2004 e il 2006. Nel 2016 fonda con altri soci Twitteratura, startup che oggi è un app di Social Reading diffusa in tutta Italia. A tutto questo si associa l’attività di insegnante di comunicazione ed organizzazione eventi presso l’ITS e una collaborazione con Treccani Academy dove insegna sempre come si costruisce e organizza un evento culturale.

PAVESE FESTIVAL - DATE E PROGRAMMA

Tutte le foto presenti nell’articolo sono di Eunice Brovida, che ringraziamo.

Da dove nasce l’idea del Festival Pavese e come questa idea si è evoluta e sviluppata negli anni?

Il Festival nasce 24 anni fa dall’idea di dedicare un momento di arte, spettacolo e cultura al maggior autore di Santo Stefano Belbo; all’epoca la Fondazione Pavese non esisteva e quindi il Festival si proponeva di creare eventi che potessero raccontare l’attività di Cesare Pavese distaccandosi dai contesti più accademici e specialistici. Oggi il Festival ha un’identità molto diversa dall’inizio: la rassegna vuole essere un modo di tradurre il messaggio pavesiano in una chiave moderna, con mezzi, arti e linguaggi propri del tempo attuale.

Un altro punto importante è la sempre maggiore partecipazione della cittadinanza: il Festival Pavese non deve essere per i cittadini di Santo Stefano Belbo ma dei cittadini di Santo Stefano Belbo. Solo così il paese potrà diventare davvero una destinazione culturale e anche un luogo dove la cultura crea unione partecipata e comunità tra i cittadini. D’altronde l’importanza della cultura come ponte di unione si è ben vista dopo la pandemia, quando gli eventi culturali sono stati l’unico modo per trovarsi uniti insieme in una piazza.

Un festival culturale non deve essere fine a sé stesso ma un’occasione per riattivare la partecipazione della cittadinanza, esprimere l’identità del luogo che lo ospita, e soprattutto per accogliere, creare una piazza di scambio, di dialogo e di crescita tramite la cultura. In questo modo il festival lascia qualcosa sia al paese che lo ospita, sia a chi questo paese lo incontra, lo scopre e tornando a casa si porta con sé un pezzettino in più verso un percorso di crescita.

Pavese Festival

Vivere senza scrivere non vivo: un titolo viscerale, intenso, oserei dire quasi disperato, che sottolinea un legame indissolubile con la scrittura. Quale spazio occupa secondo te nel panorama odierno e quotidiano la scrittura – e quale spazio e ruolo hanno oggi gli scrittori?

Il tema di quest’anno è molto forte: vogliamo sottolineare con questo titolo che Pavese è stato scrittore in ogni momento della sua vita e non solo quando scriveva romanzi, racconti, poesie – lui era scrittore anche quando scriveva lettere private, alle persone che amava, dove quasi lo scrittore dominava sull’uomo.

Se vogliamo questo è ciò che Pavese che alla fine della sua vita ha pagato; tutta la sua produzione ruota proprio attorno a questo nodo a cui lui cerca di dare una soluzione, ovvero quanto l’essere umano Pavese riesca ad emergere sullo scrittore Pavese. Per tutta la vita Pavese ha costruito la sua identità per essere scrittore e per riuscirci ha sacrificato tanto della parte umana del suo percorso esistenziale.

Nel 1950, dopo aver vinto il Premio Strega, Pavese scrive nel suo diario “dunque nel mio mestiere sono re”; e poche righe dopo aggiunge “cosa manca a questo successo? Il sangue, la carne, la vita”, ovvero tutto quello che lui ha sacrificato per diventare scrittore.

Noi lettori di Pavese, a più di settant’anni dalla sua scomparsa, troviamo questa sua componente umana nei suoi personaggi; il passaggio da fare oggi è di riuscire a distaccarci dal filtro del suo suicidio, che per troppi anni ha condizionato il modo di leggere le sue opere. Mettendo tra parentesi questo seppur tragico gesto e concentrandoci sulle sue parole troviamo l’umanità di Pavese nei suoi personaggi, ragazzi adolescenti alla ricerca della vita adulta e del passaggio iniziatico verso la maturità.

Il punto non è tanto l’età anagrafica ma la maturità, e i personaggi di Pavese questo passaggio lo compiono: il bello è vedere come costruiscono il loro percorso esistenziale. I suoi personaggi sono un’espressione di vita, laddove Pavese ci è sempre stato presentato con un’ombra di morte.

 

Pavese in realtà ci insegna ad amare la vita, lui che tanto l’ha amata e che purtroppo non è riuscito a coglierla appieno. Ce lo insegna tramite la scrittura, ancora oggi veicolo fondamentale nella ricerca di noi stessi.

Oggi da una parte si scrive troppo, spesso con il solo fine dell’occasione editoriale – anche il self-publishing ci dà l’illusione di “essere tutti un po’ scrittori” quando lo scrivere è un’attività quasi sacra. Dall’altra, nella maggior parte dei casi, si smette di scrivere dopo le scuole e ci si limita alla scrittura per così dire tecnica, quando scrivere in realtà ci aiuta a pensare. È un allenamento continuo: pensando meglio siamo migliori lettori e leggendo meglio siamo migliori scrittori.

Senza voler paragonare la scrittura quotidiana a quella dei grandi autori, che si costruisce con un lavoro quotidiano di sangue, anima, anche grande dolore, in generale quando vedo un testo mal scritto mi dà una brutta sensazione; un testo scritto male mi fa pensare che chi l’ha scritto pensa male, quindi secondo me un corretto esercizio alla scrittura è fondamentale per noi e il nostro pensiero.

Pavese Festival

Non solo scrittura, anche podcast: quest’anno il Festival Pavese ospita i talk di alcuni dei pesi massimi del panorama podcast italiano – Stefano Nazzi e Pablo Trincia – e anche la Fondazione Pavese presenta la seconda stagione di Era Sempre Festa, il vostro podcast realizzato con Chora Media. Come vi siete avvicinati al mondo del podcast – e cosa ne pensi di questo strumento?

Quest’anno abbiamo dedicato molto spazio al podcast, anche visto il successo della prima stagione del podcast Era Sempre Festa, che ha riscosso ottimi risultati soprattutto in una fascia per noi sempre un po’ ostica, ovvero 25-40 anni. La prima stagione si è focalizzata su cinque opere – La Luna e i Falò, Paesi Tuoi e la trilogia de La Bella Estate  – guardando l’opera di Pavese attraverso i suoi personaggi e in compagnia di vari ospiti che ci hanno raccontato il loro rapporto con quei romanzi.

Durante il festival succederanno due cose: la prima è che presenteremo la seconda stagione di Era Sempre Festa, dedicata quest’anno a Il Carcere, La Casa in Collina, Fuoco Grande, La Spiaggia e il Compagno, con grandi ospiti che racconteranno il loro rapporto con questi volumi e con la voce narrante di Malika AyaneNeri Marcorè, voce narrante della scorsa edizione, qui racconterà il suo rapporto con Corrado de la Casa in Collina. La seconda sarà, dal 9 all’11 settembre, l’Academy con Chora Media. Abbiamo selezionato dieci studenti da tutta Italia che parteciperanno all’Academy per sviluppare un’idea per un podcast dedicato a Dialoghi con Leucò. Il progetto migliore diventerà l’undicesima puntata, che concluderà questo percorso su Pavese.

Da sempre la Fondazione Pavese ha sperimentato con i nuovi linguaggi, dall’avvento di Internet e dei social media abbiamo creato un progetto di Social Reading, chiamato Twitteratura, dove leggevamo Pavese sui social network e oggi il canale più caldo per la divulgazione culturale è proprio il podcast.

Il podcast troverà grande spazio nel Festival, non solo per Era Sempre Festa ma anche per la presenza di Nazzi e Trincia, due nomi di rilievo nel podcasting nazionale, due autori che fanno un lavoro quotidiano di divulgazione su diverse tematiche per i cui talk ci aspettiamo una grande risonanza e affluenza.

Pavese Festival

Parliamo del premio Pavese, la cui consegna sarà l’8 settembre: il parterre di premiati è di tutto rispetto, con dei veri pezzi da 90 nelle singole aree. Qual è il filo conduttore che li unisce?

Il Premio Pavese è sotto gestione della Fondazione dal 2019: in questi anni abbiamo sperimentato diverse formule per far sì che potesse raggiungere un numero sempre più largo di appassionati e interessati. Quest’anno abbiamo grandissimi nomi, dell’editoria, della narrativa, della saggistica, della poesia, della traduzione.

L’idea è proprio di identificare persone che si siano distinte nei campi in cui Pavese ha adoperato – Pavese non è stato solo un grande scrittore ma anche un grande poeta, un grande saggista, un grande editore. Ricordiamo quello che ha fatto con la casa editrice Einaudi, importando moltissima letteratura dall’estero, sia narrativa americana sia saggistica – i testi di Freud e Jung per esempio.

Portiamo alla luce quindi tutte le diverse anime che hanno contraddistinto la figura di Pavese selezionando ogni anno tramite una giuria di assoluto livello persone di assoluto spicco nei relativi settori.

Prospettive future: come proseguirà l’avventura Pavesiana?

L’attività non si esaurisce mai e siamo già al lavoro per la prossima edizione; abbiamo una grande novità nella formula che verrà annunciata alla fine del Festival di quest’anno, quindi per ora niente spoiler! Tralaltro quest’anno il festival ha avuto vari spin-off, uno dei prossimi sarà il 16 settembre al Gabinetto Viesseux dove presenteremo alcune carte pavesiane che si collegano alla mostra che presenteremo a Santo Stefano durante il Festival.

Le altre attività riguarderanno l’accoglienza dei visitatori nei luoghi pavesiani, con numeri che stanno superando ampiamente le presenze del 2023, gli incontri del ciclo Tra le Righe, dove portiamo grandi autori a presentare i loro libri alla biblioteca civica di Santo Stefano Belbo, e la seconda edizione dell’Academy con Chora Media, supportata da CRC Innova e focalizzata su progetti innovativi dedicati a target giovani.

A questo punto, lasciamo Pierluigi agli ultimi ritocchi prima della partenza del Festival: appuntamento a Santo Stefano Belbo, dal 2 settembre al 9 settembre!

PAVESE FESTIVAL

Mondo Cocktail

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Il nuovo corso della Fondazione SoloPerGian!

Quest'anno, grazie alla collaborazione con European Bartender School, ti portiamo nel mondo della mixology!

Una missione di cuore.

Gianfranco credeva che la bellezza chiamasse altra bellezza. Oggi Gianfranco non c’è più, ma noi continuiamo a disseminare la bellezza che vorremmo vedere nel mondo. Creiamo corsi gratuiti che si concludono con l’assegnazione di una borsa di studio; quest’anno, grazie alla partnership con EBS, ti portiamo nel mondo della mixology!

Scopri tutti i requisiti e le modalità di iscrizione qui:

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Perché il Monferrato si chiama così? Storia di un nome misterioso

Perché il Monferrato si chiama così? Storia di un nome misterioso

Monferrato, una terra di vino, cibo e…misteri. A partire dal suo nome.

Quando pensiamo al Monferrato pensiamo al buon vino, ai ravioli con il sugo di arrosto, ai flan di verdura di stagione…ma questa verdissima area del Piemonte non è solo questo: è anche una terra antica, di misteri e di leggende. E già potevamo immaginarlo partendo dal suo nome, un nome austero, che già ci ricorda un po’ le alture Piemontesi.

La sua apertura iniziale in Mon, che ci riporta ai monti e alle colline, insomma a qualcosa che sta sopra il mare e la pianura; la sua seconda parte, Ferrato, ci ricorda qualcosa di duro, resistente, forgiato dal sudore e dalla fatica. Qualcosa di molto simile a questa terra e ai suoi abitanti insomma: persone determinate e operose, che ogni giorno lavorano per rendere il posto in cui vivono un po’ più bello.

Ma qual è il significato originario di questa parola?

La Leggenda di Aleramo

La prima forma possibile riconduce Monferrato ai termini Mun, mattone, e frà, ferrato: il riferimento è al mitico Aleramo, leggendario cavaliere che diede origine a questo territorio. Infatti, l’imperatore Ottone prospettò una sfida ad Aleramo: avrebbe avuto a disposizione tanta terra quanta fosse riuscito a percorrere a cavallo in tre giorni. Purtroppo, non aveva a disposizione molti attrezzi per ferrare il suo cavallo: decise così di ferrarlo con un mattone. Bella storia, vero? Probabilmente, però, è solo una leggenda.

Dal ferro al farro

La seconda versione vuole il Monferrato non tanto legato al ferro, quanto al mondo delle coltivazioni: Mons Ferax in latino rimanda infatti ad un luogo coltivato. Che quest’area del Piemonte sia estremamente fertile è in effetti questione nota da tempo: quello che è meno noto, forse, è che un tempo più che vite qui si coltivasse il farro. Un’altra versione del nome, mons pharratus, sembra significare proprio “monte coperto di farro”.

Tornando al ferro

Camminando tra le nostre colline, può capitare di vedere delle profonde venature rossastre/aranciate nella roccia; sono proprio delle venature di ferro, di cui il terreno del Monferrato abbonda. Pare che un tempo questa zona fosse ricca di cave, tanto da ospitare molte botteghe di fabbri e punti di estrazione: da qui, l’idea dell’etimologia in [monte] ricco di ferro. Proprio alla terra e alle sue caratteristiche si lega un’altra interpretazione, secondo cui il nome Monferrato deriva da ferretto, un tipo di terreno tipico delle zone moreniche e alluvionali.

E se non fosse latino?

Che si parli di farro o di ferro, fino ad ora abbiamo parlato molto latino, o al massimo piemontese; esiste la possibilità però che questo nome arrivi da un pochino più lontano. Si parla infatti di una possibile derivazione longobarda o tedesca: in particolare, nel primo caso, Monferrato sarebbe una fusione tra il latino Mons e il longobardo fara. In questo caso Monferrato vorrebbe dire “Monte dei barbari”, facendo riferimento proprio ai loro villaggi: comunità di poche famiglie che creavano piccoli ecosistemi autonomi. Le fara erano proprio questi insediamenti indipendenti: all’interno della fara, la solidarietà era pressochè totale. All’esterno, ogni villaggio badava a sé stesso.

Dalla lingua tedesca e germanica sembra provenire anche un’altra ipotesi, che si ricollega alla stirpe di Aleramo ma senza essere così poetica come la leggenda. Infatti, il paese natale di questa casata si chiama Aysemberg: letteralmente, monte ferrato.

Tante versioni, un’unica certezza

Per scoprire il significato della parola Monferrato ci siamo spinti indietro nel tempo e nello spazio, appellandoci anche alle leggende, ma abbiamo una sola certezza: per ora, sebbene alcune ipotesi siano più accreditate di altre, nessuna si è imposta definitivamente sulle altre. È un peccato perché forse non sapremo mai davvero la verità, ma consoliamoci: è così bello poter viaggiare con la fantasia e decidere di credere alla versione che preferiamo…


4 musei da vedere in Monferrato

4 musei da vedere in Monferrato

Monferrato: colline verdi, sole caldo, lunghe passeggiate all’aria aperta…ma non solo!

Diciamoci la verità: molto spesso, organizzando un weekend invernale, siamo un po’ intimiditi dall’idea di visitare le colline piemontesi in questo periodo dell’anno. Un po’ perché il Piemonte offre anche delle meravigliose montagne innevate su cui sciare, un po’ perché pensiamo che in Monferrato d’inverno non ci sia granché da fare. Facciamo così: noi ti proponiamo dei bei musei nel Monferrato da ammirare tra una SPA e un bicchier di vino, tu dopo la visita prendi una cioccolata e ci racconti come è andata.

Museo Civico e Gipsoteca Leonardo Bistolfi – Casale Monferrato

Due musei in uno: al primo piano una preziosa Pinacoteca ricca di opere che spaziano dal Trecento all’Ottocento, al piano terra la Gipsoteca che ospita una grande varietà di pezzi realizzati da Leonardo Bistolfi. Un viaggio nel tempo che testimonia l’evoluzione dell’arte nel Monferrato Casalese, punteggiato di capolavori come l’Allegoria della Musica della pittrice Angelica Bottera; ma anche un viaggio affascinante nella realtà del mestiere di scultore.

Infatti, raramente si scolpiva direttamente la pietra finale dell’opera; molto più spesso, si creava prima un’opera in gesso, identica al lavoro finito, su cui venivano prese le misure e appuntate le note necessarie a creare il capolavoro finale. Le gipsoteche sono la testimonianza di un processo lungo e laborioso, un “lavoro dietro le quinte” che, come molti lavori dietro le quinte, rischia di essere dimenticato di fronte allo splendore del risultato finale.

Gli orari sono giovedì dalle ore 8,30 alle ore 12,30 e dalle ore 14,30 alle ore 16,30 e venerdì, sabato, domenica e festivi infrasettimanali dalle ore 10,30 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,30. Per prenotazioni, prezzi e altre info lasciamo il link: https://www.comune.casale-monferrato.al.it/museo-info

Palazzo del Gusto – Nizza Monferrato

Quali sono i pezzi fondamentali del fritto misto piemontese? Perché la bagna cauda è così popolare in Monferrato? E ancora, cosa differenzia la robiola di Roccaverano dalle altre robiole?

Nelle sale del Settecentesco Palazzo del Gusto scoprirai la risposta a queste domande e non solo: ti immergerai nella tradizione di una terra affascinante e misteriosa, seguirai la storia degli uomini che hanno rivoluzionato il concetto di vino nelle nostre cantine, ascolterai il racconto di un corale Viaggio lungo la Valle del Po’ compiuto dal celebre Mario Soldati. Quando uscirai dal Museo, fermati all’Enoteca Regionale ad assaggiare un nuovo barbera.

L’accesso al museo è gestito dall’Enoteca Regionale di Nizza: qui il link per orari e prenotazioni. https://enotecanizza.it/

Palazzo Alfieri – Asti

Hai presente Il Saul? È una delle più grandi opere di Vittorio Alfieri. Nato in nobiltà, intollerante verso le convenzioni sociali e gli obblighi militari, lontano dal mondo della politica, è uno dei più importanti autori teatrali del Settecento. Proprio ad Asti c’è la sua casa Natale, un meraviglioso Palazzo oggi consacrato alla sua vita e alla sua memoria.

Aggirandoti tra le sue scenografiche sale, non solo ti addentrerai nella vita del più famoso drammaturgo Piemontese, ma respirerai anche la vita che si conduceva qui, vicino alla futura prima capitale d’Italia, all’ombra dei Savoia e al fianco della Francia.

Il palazzo è aperto dal lunedì alla domenica, dalle 10:00 alle 19:00 (ultimo ingresso alle ore 18): per informazioni, prezzi e prenotazioni qui il link! https://www.museidiasti.com/palazzo-alfieri/

Museo Archeologico – Acqui

Nell’imponente Castello dei Paleologi ad Acqui non ci sono solo storie di dame e cavalieri: si trovano anche le testimonianze del passaggio di uomini e donne che dai tempi del Paleolitico hanno vissuto in queste terre. Passeggiando per le vie di Acqui, sicuramente avrai notato la Bollente di epoca romana e il carinissimo centro storico: qui approfondirai la sua storia, una storia affascinante di popoli, dominazioni e convivenze tra culture.

Da sottolineare anche che lo stesso Castello è un artefatto da Museo Archeologico: edificato prima del 1056, ha attraversato epoche, rifacimenti e cambi di abitanti, fino a diventare ufficialmente sede museale nel 1970.

Al momento il Museo sta affrontando un imponente lavoro di riallestimento che limita molto lo spazio espositivo, ma vale la pena segnarselo in calendario! https://www.acquimusei.it/

Ovviamente, questo è solo un piccolo elenco di spunti validi sia che tu stia programmando una vacanza in Monferrato sia che tu voglia conoscere meglio la tua zona e magari concederti un sabato pomeriggio da turista in casa tua.

Da qui, a te il compito di visitare il Monferrato, passeggiare per le vie delle città, buttare un occhio agli edifici che ti sembrano più interessanti e lasciarti catturare dalla serendipità, quel brivido unico di scoprire qualcosa di imprevisto e casuale.


regalo di natale

Idee regalo Natale 2023: la guida ai regali di Natale all’insegna del gusto e del benessere!

Idee regalo Natale 2023: la guida ai regali di Natale all’insegna del gusto e del benessere!

Il Natale è alle porte e le idee regalo scarseggiano? Con questa piccola guida troverai il tuo regalo preferito in un attimo.

idee regalo natale

Quello del Natale è un periodo magico: passeggiare per le vie delle città illuminate a festa mangiando dolcetti, festeggiare con amici e parenti…e fare regali! Che siano per il fidanzato, per le amiche, per mamma e papà, è facile farsi prendere dall’indecisione: vogliamo sempre rendere le persone che amiamo più felici del Natale precedente. Abbiamo la soluzione: in questa guida ti proponiamo sette idee regalo per rendere il Natale 2023 il più speciale.

Idee regalo per la viaggiatrice

Tutti conosciamo una persona così: dinamica, curiosa, sempre alla ricerca di nuovi luoghi da visitare. Per lei, non esiste un posto che non valga la pena provare a scoprire. È quasi impossibile che si trovi male da qualche parte: è il brivido della novità a motivarla. Per lei, una notte in un Relais nel cuore del Monferrato è l’ideale: un magnifico nido da cui partire per visitare un meraviglioso e ancora poco conosciuto angolo d’Italia.

Da 280€ a 350€ a notte

Notte Suite BorgoNotte Suite Villa
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Regali di Natale per il fidanzato

Alzi la mano chi non ha mai pensato di farsi un autoregalo per Natale! A parte gli scherzi, regalare un’esperienza alla persona che amiamo è sempre bello. Oltre a rendere felice lei o lui, rendiamo felici noi stessi e ci regaliamo il bene più prezioso: del tempo di qualità da trascorrere insieme. Il pacchetto SPA Day & Dinner è un perfetto regalo per il nostro amore: una giornata in SPA e una cena alla carta per riscoprirsi innamorati come il primo giorno.

120€ a persona

Spa day e dinner
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Regali di Natale per le amiche

Cosa c’è di più bello per un gruppo di amiche di trascorrere una giornata tutte insieme? Se poi la giornata passa in SPA, tra una cascata d’acqua, un idromassaggio e un bagno di vapore, è tutto ancora più bello. Con i voucher regalo non datati, fai il regalo ora e hai tuto il tempo di trovare il weekend giusto per mettere tutte d’accordo.

60€ a persona

Ingresso Spa
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Idee regalo: un viaggio weekend unico

Un regalo speciale, che unisca all’esperienza del viaggio un’incursione di gusto e di scoperta in una delle regioni più famose per la sua cucina e i suoi vini? Eccolo: con il pacchetto Di Piatto in Piatto, la persona che riceverà il regalo sognerà per due notti in una meravigliosa Suite del ‘700 completamente restaurata, scoprirà il mondo della grappa con una visita e degustazione alle Distillerie Berta e assaporerà due fantastiche cene piemontesi. Infine, potrà riposarsi liberamente nella spaziosa SPA disposta su tre piani. Per un regalo assolutamente indimenticabile.

840€ a coppia

di piatto in piatto
trattamento benessere

Cosa regalare a Natale a chi ha tutto?

Tutti conosciamo una persona che ha tutto: la classica persona per cui non sembra esistere l’idea giusta…bene, eccola! Non si può certo dire di no a un bel trattamento benessere. I nostri sono tutti da 50 minuti, perfetti per prendersi una piccola pausa in qualsiasi giorno della settimana. Fatti incantare dal nostro menù dei trattamenti senza lo stress di scegliere nulla: il tuo destinatario potrà farsi guidare dalla professionista nella scelta del trattamento più adatto al suo corpo. Se vuoi, completa il tutto con un ingresso giornaliero alla SPA e il tuo regalo perfetto è pronto.

Da 85€ a 145€ a persona

Trattamento
berta lab

Idee regalo Natale originali

Sotto Natale si ricevono molti regali e pensieri e ci piacerebbe sempre trovare qualcosa di originale da regalare alle persone a cui vogliamo bene: e cosa c’è di più originale di una bottiglia di grappa da realizzare interamente con le proprie mani? Con il buono esperienza Berta Lab, regalerai l’occasione di creare un’etichetta unica e personalizzata, adattata ai suoi gusti o all’ispirazione del momento.

35€ a persona

Berta Lab

Speriamo che questa piccola lista di idee ti abbia dato qualche idea: per informazioni aggiuntive contatta Distillerie Berta o Villa Prato, saremo felicissimi di aiutarti a trovare il regalo perfetto!


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Buoni regalo: emozioni da stampare e donare a chi vuoi

Buoni regalo: emozioni da stampare e donare a chi vuoi

buono regalo massaggio

Scopriamo insieme come funzionano i buoni regalo di Villa Prato e delle Distillerie Berta!

Eccoci: tra poco ci sarà un’occasione speciale.

La figlia del tuo migliore amico si laurea, i tuoi genitori festeggiano l’anniversario di matrimonio, vuoi fare un regalo di Natale indimenticabile a tuo fratello. O magari è il compleanno della persona che ami e vuoi rendere quest’occasione un momento unico, solo per voi due.

Stai cercando tra social e motori di ricerca un’idea che ti colpisca, ma nulla sembra davvero convincerti, finché qualcosa non ha attirato la tua attenzione: i buoni regalo per esperienze e soggiorni firmati Villa Prato e Distillerie Berta. Giornate in SPA, romantiche Suite con vista sulle colline, pomeriggi originali a creare la tua etichetta di grappa: hai finalmente trovato il regalo che cercavi. Prima di cliccare su “aggiungi al carrello”, però, ti viene qualche dubbio

Nessun problema: regalare un momento di felicità è anche semplice e veloce. Qui trovi una risposta alle domande più comuni, se hai altre richieste puoi scriverci a info@relaisvillaprato.it o a info@distillerieberta.it. Siamo a tua disposizione!

Perché regalare un voucher?

Un’esperienza è sempre un regalo prezioso: dura qualche ora, ma il ricordo rimane per sempre. Certo, abbiamo tutti talmente tanti impegni che è difficile prenotare una giornata in anticipo per un’altra persona: il buono regalo a data aperta ti permette di regalare a chi ami un momento speciale che si potrà prendere quando vorrà!

Come funzionano i buoni regalo?

Ogni buono ha un codice unico e irripetibile, che identifica proprio il tuo regalo: chi riceverà il buono non dovrà fare altro che conservarlo in un luogo sicuro e ricordarsi di comunicare il codice quando prenoterà la sua esperienza. Il gran giorno ci porterà il buono e voilà: la sua giornata speciale avrà inizio. I voucher hanno validità di un anno dall’acquisto, ma se prima della scadenza ti accorgi che non riuscirai a venire a trovarci in tempo, puoi chiamarci o mandarci una mail per prorogare il buono di ulteriori 6 mesi.

Devo comunicarvi il nome di chi riceve il buono?

Non è necessario: per la prenotazione fa fede il codice presente sul buono. Se hai ricevuto un nostro voucher regalo, conservalo con cura e non condividere il codice con nessuno – se vuoi postare sui social il tuo regalo ne saremmo felici, ma ricordati di coprire il codice.

Voglio integrare il buono con altri servizi!

I voucher acquistabili online offrono già la possibilità di personalizzare il tuo regalo: puoi scegliere ad esempio se donare un’esperienza per una o due persone, se aggiungere una giornata di SPA al massaggio o la taglia del buono acquisto in Distilleria. Se desideri aggiungere trattamenti o personalizzare il tuo pacchetto contattaci: Distillerie BertaVilla Prato.

Sul buono si trova il prezzo?

I buoni sono pensati per essere stampati e regalati così come sono: sul voucher troverai una descrizione dell’esperienza che hai regalato e tutte le informazioni utili per usufruirne, ma non il prezzo del pacchetto. Fa eccezione solo il pacchetto “Berta Tour e acquisto”, in cui viene indicata la taglia del buono acquisto spendibile in Enoteca.

Ho acquistato un buono! Che succede ora?

Fantastico, grazie mille per il tuo acquisto!

In pochi minuti riceverai una mail con il riassunto del tuo ordine e i buoni in formato pdf. Scaricali e stampali sulla carta che preferisci, scegli una busta carina e scrivici i tuoi auguri più belli: regalare un’emozione non è mai stato così facile!

Entro una settimana dall’acquisto il nostro ufficio amministrativo ti invierà la fattura del tuo ordine.

Ho ricevuto un vostro voucher in regalo: cosa faccio ora?

Che bello! Siediti in comodità e pensati tra i vapori caldi della SPA e i deliziosi sapori dell’Officina, o magari alle Distillerie a scoprire una nuova, specialissima grappa…se l’idea ti ha già fatto brillare gli occhi, calendario alla mano e prenota la tua esperienza! Ricordati, quando prenoti, di comunicarci il codice che trovi sul buono regalo e di portare con te nel giorno scelto la copia del voucher. Non possiamo farti usufruire della tua esperienza senza. Ecco fatto: abbandonati al benessere e vivi il tuo regalo!


Gli Infernot: le enoteche nel Mare del Monferrato

Gli Infernot: le enoteche nel Mare del Monferrato

Gli Infernot: piccole meraviglie Monferrine nascoste nel sottosuolo. Ma cosa sono e soprattutto come visitarli oggi?

Infernot

Scendendo nelle profondità del Monferrato, nel sottosuolo, là dove l’aria e la luce non penetrano facilmente, sotto alle abitazioni dei contadini e dei cantinieri, si trovano dei piccoli gioielli segreti: sono gli Infernot. A prima vista, questa parola sembra avere un rimando chiarissimo all’Inferno, che d’altronde sta pure lui sottoterra; in realtà, l’origine del termine sembrerebbe derivare da “enfernet”, antico termine in francese per le celle carcerarie.

Insomma, comunque la si guardi il nome non rende proprio giustizia a questi luoghi: sì sottoterra, sì solitamente piccoli e isolati, ma meravigliosi segni di un’epoca contadina, dove il senso pratico e l’intuizione arrivavano prima dello studio.

Gli infernot del Monferrato sono delle gemme dal sapore unico, ben custodite nel ventre di questo incredibile territorio UNESCO.

Infernot

Cosa sono gli Infernot?

Per immergerci nel mondo degli Infernot del Monferrato, partiamo da una definizione: gli Infernot sono delle piccole camere sotterranee senza luce né areazione, utilizzate per conservare il vino imbottigliato. La componente più straordinaria e suggestiva però risiede nel loro materiale di costruzione, ovvero la Pietra da Cantoni: una qualità unica di pietre da costruzione presenti solo nel Monferrato. Ciò che distingue una cantina da un vero Infernot, infatti, è che quest’ultimo è interamente scavato nell’arenaria Monferrina.

Per capire le origini degli Infernot del Monferrato dobbiamo fare un piccolo sforzo di immaginazione e pensarci, per un attimo, contadini nel XIX secolo: sono anni in cui inizia a diventare pensabile l’idea di imbottigliare il barbera e gli altri vini così tipici di questa terra generosa ma per certi versi difficile. Curare la vigna è un lavoro duro, che non conosce pause durante l’anno: la terra è faticosa, la pioggia abbondante e nelle mattine d’inverno la nebbia avvolge tutto e i fili d’erba sono rigidi di brina. La vendemmia e il lavoro di cantina sono solo il culmine di una dedizione totale all’uva e ai suoi bisogni. Ben presto i contadini si accorgono che i vini, resi ancora più preziosi dalla loro fatica, rischierebbero di non sopravvivere ai mesi più caldi.

Guidati da questa intuizione iniziano a scavare piccole stanze, ancora più protette delle già presenti cantine, nell’arenaria su cui le case erano costruite: nascono così gli Infernot, luoghi per conservare, protetti dalla Pietra da Cantoni, i vini migliori.

Infernot

Questi contadini e cavatori, che di ere geologiche erano poco informati, ma conoscevano alla perfezione i cicli delle stagioni e le proprietà di tutte le cose della vita, avevano infatti intuito le potenzialità di questa strana ma bellissima pietra, essenzialmente legate alla sua condizione di isolante naturale: la Pietra da Cantoni, infatti, riesce a isolare benissimo gli ambienti dal caldo e dal freddo, costituendo una protezione eccezionale dagli sbalzi di temperatura. Il fatto poi che gli Infernot fossero protetti dalla luce e non avessero punti d’aerazione con l’eccezione dell’entrata li rendeva davvero piccoli ventri accoglienti, caldi d’inverno e freschi d’estate, in cui rifugiarsi per trovare uno spiraglio di comfort nella dura via contadina. Una sorta di piccola enoteca privata!

Gli Infernot possono essere di vari tipi: monocamera, multicamera o a corridoio. Inoltre, ogni cavatore imprimeva il segno del suo stile e della sua cura nel lavoro: alcuni presentano finiture lisciate, altri mostrano ancora le picconature a vista, altri ancora sono semplicemente a spacco naturale. È possibile trovare nicchie scavate nella pietra o gradinate per alloggiare le bottiglie: alcuni addirittura hanno creato nel loro Infernot un sistema a piani continui. Decorazioni ed altri elementi sono poi il segno dell’estro di ogni persona. Esiste un rigido disciplinare che sancisce cosa può essere Infernot e cosa no ed inoltre classifica gli Infernot secondo tre criteri: tipo di realizzazione, soluzione contenitiva per le bottiglie e finiture. Il disciplinare completo è visionabile qui.

Infernot

La Pietra da Cantoni

Come già accennato, la storia degli Infernot si lega a doppio filo con quella della Pietra da Cantoni, un’arenaria formata da strati marini calcarei e marnosi dall’incredibile capacità termoisolante. Torniamo ancora indietro negli anni: torniamo a quando l’uomo non esisteva e il suolo era camminato da animali alti come palazzi. All’epoca, il Monferrato era un mare, profondo e brulicante di vita. Nei suoi oltre 200 metri di profondità giganteschi rettili marini, creature inimmaginabili e minuscoli molluschi nascevano, si combattevano l’esistenza e infine, morendo, si andavano a depositare sul fondale, per sempre custoditi dalle sabbie e dagli altri sedimenti che, piano piano, si sovrapponevano nella culla del mare. Nel mentre, la vita del Pianeta continuava a andare avanti: circa 3,5 milioni di anni fa, le colline iniziarono a emergere dal mare e il Monferrato, finalmente, emerse. Ciò che resta di quel mare, il suo fondale, un mosaico di argille, alghe calcaree, piccoli animali, giganteschi squali, foglie fossili, oggi è la Pietra da Cantoni e testimonia, con le sue lavorazioni, l’inventiva e l’abilità della gente comune, che dalle esigenze pratiche riesce a creare piccoli capolavori.

Infernot

Visitare gli Infernot

Dopo i nostri viaggi nel tempo, torniamo al presente: gli Infernot, riconosciuti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, sono inseriti in un circuito di quattordici comuni monferrini, tra la provincia di Asti e quella di Alessandria. A fare da congiunzione tra tutti i comuni è quello di Cella Monte Monferrato, che ospita l’Ecomuseo diffuso della Pietra da Cantoni e uno degli infernot più caratteristici della zona. Ora, gli Infernot sono quasi tutti costruiti in case private, quindi non sono sempre visitabili: alcuni di essi sono visitabili solo il venerdì e la domenica previo appuntamento, altri aprono le porte ai visitatori solo in particolare occasioni dell’anno. Sul sito dell’Ecomuseo sono presenti tutti i riferimenti utili per organizzare la propria visita agli Infernot del circuito, comune per comune. E di già che ci siamo, perché non concedersi una passeggiata nei borghi Monferrini e magari bersi un bel bicchiere di barbera?

Dopo aver visitato gli Infernot, può venire voglia di fare un giro all'aria aperta: ecco tre punti panoramici da non perdere!


3 punti panoramici con vista sulle colline in Monferrato

3 punti panoramici con vista sulle colline in Monferrato

Il Monferrato è una terra di colline. Non potevamo certo limitarci solo a tre angoli panoramici: ne abbiamo aggiunti due, per divertirti a esplorare nuovi meravigliosi paesaggi!

Se stai leggendo questo articolo vuol dire solo una cosa: stai pianificando un viaggio nel Monferrato o vuoi conoscere meglio questa meravigliosa zona collinare. Saprai già quindi che stiamo parlando di un’area compresa tra le provincie di Asti e di Alessandria praticamente al 100% collinare. Immagina: 2.500 km quadrati di sola collina. Va da sé che in Monferrato ci sono moltissime alture e punti panoramici per ammirare questo meraviglioso paesaggio dall’alto.

Un Belvedere panoramico non è solo un posto da visitare; si può pensare di raggiungere la meta a piedi per rendere la giornata più movimentata, o si può cogliere l'occasione di visitare una cantina vicina, o ancora ci si può concedere due passi nel paese.

La maggior parte dei punti panoramici del Monferrato sono inoltre gratuiti e ad accesso libero: perfetti per bambini, cani, esploratori solitari o gruppi di amici!

Castell'Alfero

Castell’Alfero è un bellissimo comune che, come si può facilmente immaginare, deve il suo nome alla presenza di un imponente castello. Proprio qui si trova un fantastico belvedere con vista su tutte le colline circostanti; e se non ti basta, a pochi km dal paese c’è la Big Bench n.204!

Castello di Moncalvo Monferrato

Lo sapevi che Moncalvo Monferrato è la città più piccola d’Italia? Infatti, questo piccolissimo centro abitato conserva ancora fieramente il titolo di città nonostante le sue dimensioni esigue – si parla di circa 3.000 abitanti. Ci sono tantissime cose da vedere, e inoltrandoti lungo i bastioni di piazza Carlo Alberto, ciò che rimane dell’antico castello, godrai di una vista incredibile.

Torre di Agliano Terme

Agliano è un piccolo ma molto attivo paese sulla cima di una collina; come dice il nome è presente un giacimento termale ed è inoltre uno dei comuni del Nizza DOCG. L’associazione di produttori vinicoli aglianesi è molto attiva ed organizza spesso degustazioni ed eventi nella piazza del paese, attorniata da un bellissimo giardino. Basta arrivare nella piazza centrale (è un po’ in salita!) per accorgersi che la cittadina gode di una bellissima vista un po’ dappertutto. Ma se si vuole godere di qualcosa di unico bisogna salire in cima alla torre, antica rimanenza del Castello di Agliano, andato distrutto nel 1600: da qui l’intero Monferrato si aprirà alla vista.

Si ringrazia Barbera Agliano per il materiale.

Si ringrazia Roberta Garello e il Comune di Mombaruzzo per il materiale.

Altalena Gigante di Mombaruzzo

A pochissimi passi da Villa Prato, ecco un angolo sorprendente e molto instagrammabile: l’Altalena Gigante, inaugurata da pochissimo. L’altalena sorge in uno dei punti più favorevoli, affacciata sulla collina che dà verso Nord: da qui è possibile ammirare non solo i paesi vicini, come Fontanile con il suo stupendo duomo, ma anche vedere in lontananza il maestoso Monte Bianco. L’altalena poi, così colorata e giocosa, è un inno alla spensieratezza e al gioco, per tornare anche solo per un attimo bambini osservando la magnificenza della Natura attorno a noi.

Torre di Roccaverano

Siamo a Roccaverano, cuore della Langa astigiana e comune più alto della zona. Qui si viene durante le giornate estive più calde a cercare freschezza e ad assaggiare le tipiche robiole di puro formaggio di capra così tipiche di questo piccolo paese; e proprio qui, tra le fronde e gli alberi di un piccolo giardino, nel centro storico, si erge una Torre di quasi trenta metri, resto di un Castello andato perduto; i boschi dell’Alta Langa dominano qui un paesaggio dove la collina inizia a somigliare alla montagna.

Piccolo bonus: poco fuori dal paese di Roccaverano si trova una seconda torre, la Torre di Vengore, volta verso l’Acquese: era un’antica torre di vedetta che tutelava la sicurezza di tutti i cittadini.

Si ringrazia Marta Mingolla per il materiale.

Conclusione

Il Monferrato è una terra ricchissima di paesaggi e bellezze naturali; piccole meraviglie da scoprire per fare un viaggio Piemontese indimenticabile o per innamorarsi una volta di più della propria terra.


Visitare il Monferrato con il cane: 3 posti dog Friendly

Le giornate si allungano, il sole inizia a splendere…e le vacanze si avvicinano. Finalmente possiamo approfittare del tempo libero che abbiamo per stare un po’ di più con i nostri amati animali e vivere insieme momenti indimenticabili, magari proprio in Monferrato!

Oggi l’offerta di strutture dog-friendly è molto grande e difficilmente si hanno dei problemi nel trovare un hotel o un residence che ci accolga insieme al nostro amico: per esempio a Villa Prato il ristorante accetta gli animali ed è anche possibile portare il proprio cane nelle Suite con una piccola extra fee.

Ma noi sappiamo che un viaggio con il proprio cane non è solo una questione di alloggiare: per goderci appieno ogni momento insieme è necessario trovare attività e luoghi da visitare adatti a tutti i membri della famiglia, anche quelli a quattro zampe. Per questo motivo ti proponiamo qui tre posti visitabili in Monferrato con il cane al seguito e un posto speciale che abbiamo giusto scoperto ora!

Bau Camp Centro Cinofilo

Fa troppo caldo per fare passeggiate? Vuoi prenderti una giornata per divertirti con il tuo cane? Il Centro Cinofilo Bau Camp, oltre ai più classici servizi di addestramento, ha a disposizione una grandissima area attrezzata che puoi prenotare per metterti alla prova in autonomia o con il supporto di un addestratore e anche una piscina per fare un bagno con il tuo amico a quattro zampe!

Castello di Grinzane Cavour

Il Castello di Grinzane Cavour si trova in cima ad una collina non lontana da Alba e dall’alto domina tutta la Langa: dal suo meraviglioso giardino è possibile ammirare tutto il panorama circostante. Ma non è tutto: il Castello appartenuto a Camillo Benso, uno dei fautori dell’Unità d’Italia, è infatti interamente visitabile. Puoi passeggiare lungo i bastioni perimetrali del Castello e ammirare In Vigna Open-Air Museum, percorso senza barriere architettoniche che racconta racconta in parallelo il ciclo vegetativo della vite e il lavoro del vignaiolo. Entrando nel Castello ne puoi visitare le ricche sale e ripercorrere nel Museo delle Langhe la storia di quest’area orgogliosamente Piemontese e contadina. E alla fine del giro perché non concludere con una sosta all’Enoteca Regionale? Tutti gli ambienti del Castello sono visitabili con il proprio cane; basta tenerlo al guinzaglio!

Per info, biglietti e orari di chiusura visita il sito ufficiale del Castello di Grinzane Cavour.

Sentiero delle Ginestre

Dopo la cultura, è tempo di fare una bella passeggiata: niente di meglio di un bel sentiero panoramico tra le colline per sperimentare un diverso senso di libertà e di comunione in Monferrato con il cane. Per esempio, il Sentiero delle Ginestre è un percorso a forma di anello che unisce il sentiero 531 (“Sentiero del Pellegrino”, un lungo itinerario, realizzato in occasione del Giubileo del 2000, che collega Acqui Terme a Tiglieto) e il sentiero 537 (“Sentiero Acqui – Cavatore”, un percorso panoramico che dal Acqui sale al borgo di Cavatore): con una semplice deviazione lungo la variante 531C si realizza un bel percorso ad anello della durata complessiva di 15km. Non è certo una passeggiata breve o adatta a persone completamente inesperte, ma sicuramente per il nostro cane sarà una meraviglia sfogare le sue energie e noi umani potremo godere di un paesaggio meraviglioso!

Importante: prima di mettersi in marcia, è necessario informarsi sulla fattibilità del percorso in base a condizioni di allenamento, atmosferiche e tempi di percorrenza. Trovi tutte le informazioni sul sito del Cai sezione Acqui Terme.

Distillerie Berta

Ci siamo anche noi! Siamo aperti tutti i giorni per visite guidate dell’impianto di distillazione e delle cantine (su prenotazione) o per brevi tour non guidati del museo (a ingresso libero). Siamo felici di conoscere anche il tuo cane senza limiti di taglia, purché al guinzaglio e, dove sia necessario, la museruola. Non passerai solo un paio d’ore tra i profumi della distillazione, la musica delle cantine e i sapori della degustazione di grappa e distillati; la breve passeggiata tra l’imbottigliamento e le cantine renderà felice anche il tuo cane! Le Distillerie hanno anche preso parte alla puntata del 26 marzo di “Dalla Parte degli Animali”, dedicata alle strutture pet-friendly del territorio Piemontese.

Per informazioni e modalità di prenotazione visita il nostro sito.

Per concludere: link utili

In questo articolo ti abbiamo elencato 3 attività per visitare il Monferrato con il cane; puoi scoprire altri luoghi pet-friendly contattando direttamente gli enti del turismo della zona o della città che intendi visitare.

Ti lasciamo anche un paio di link utili per trovare strutture e viaggi per-friendly in tutta Italia:

https://www.vacanzeanimali.it/

https://www.zampavacanza.it/


Il Parco delle Meraviglie

admin

Avventurati con attenzione negli otto ettari del Parco Roccanivo: potresti fare strani incontri.

Nel Parco delle Meraviglie, ogni cosa è il suo opposto, ogni attributo si trasforma e ogni aggettivo è il suo contrario.

Bevimi, dice la bottiglia sul tavolino, e ti rimpicciolisci tanto da guardare negli occhi le coccinelle e le formiche. Mangiami, dice la scatola di biscotti, e ti alzi tanto da toccare le fronde più alte delle querce secolari.

Segui il coniglio bianco che corre su e giù per il bosco, ma cerca di stare al suo passo; potresti perderne le tracce. Troppo tardi: hai perso la strada e il coniglio bianco è corso via, sempre in ritardo per qualcosa che nemmeno lui sa cos’è. Chi ti aiuterà?

Vedi un grosso cappello a cilindro: il suo proprietario è un uomo piuttosto gentile, che parla senza mai fermarsi di tempo, di spazio, di compleanni e di non compleanni. Convieni con lui che festeggiare il non compleanno è molto più conveniente perché di non compleanni ce ne sono molti di più, ma quando ti mostra il suo orologio che non segna l’ora un po’ ti insospettisci. Forse è meglio non accettare il suo tè e proseguire nel tuo cammino.

Hai un po’ di fame, ma proprio non vuoi rischiare mangiando un altro biscotto, proprio ora che sei di nuovo di una dimensione normale: ti avvicini a un ciliegio. “Altolà!” ti ferma una carta di picche “le ciliegie non sono ancora ben mature. Sarebbe un peccato mangiarle ora! Tieni invece un’albicocca, in questi giorni sono dolcissime.”

Il problema della fame è risolto, ma ancora non sai dove sei, né che ore siano. Provi ad avvicinarti ad una carta di cuori, ma la senti borbottare tra sé e sé una cosa come “tagliategli la testa”, quindi pensi che sia meglio girare alla larga. Una carta di fiori ti dice qualcosa di strano… “In questo Parco c’è qualcuno che non dovrebbe esserci”.

Stai girovagando ormai da tempo (ma il tempo esiste sul serio o è solo un costrutto? Se non c’è l’orologio, possiamo giurare che il tempo sia passato?) quando scopri, nascosto in un angolo, un asso di quadri. “Ti prego, non guardarmi!” ti sembra un atteggiamento un po’ strano quindi vuoi saperne di più.

“La mia famiglia è amica della famiglia dei Cuori, i nobili del mio regno: vivono al castello con loro, nel lusso. Ma l’oro mi annoia e non mi piacciono i merletti. Preferisco stare qui nel fresco del Parco e godere della vera ricchezza, la Natura che mi circonda. Dov’è l’uscita? Mi spiace, non lo so e non voglio saperlo. Non uscirò mai da qui. Non dire all’Asso di Fiori che mi hai visto!”

Ti allontani in fretta, pronto a giurare di non aver mai visto un asso di quadri in vita tua, e continui la tua camminata: in una radura circondata da alberi noti qualcosa.

Prima compare un sorriso (con i dentini un po’ aguzzi!) poi due orecchie appuntite, una grossa coda…e poi un gatto ti guarda sornione.

Non sai bene se chiedergli qualcosa, dargli una carezza o scappare a gambe levate, ma non sembra minaccioso e poi sta guardando proprio te, quindi non hai scelta, quantomeno per educazione.

“No, non so come uscire dal Parco” ti dice, sempre con lo stesso sorriso “Noi siamo nati qui ed è il Parco stesso che ci ha creati: non siamo separabili da lui. Però c’è qualcuno che come te è arrivato seguendo il coniglio bianco: ti ci porto, potrà aiutarti.”

Tutto avresti pensato, ma non di trovarti davanti ad una ragazzina bionda, vestita di carte di tutti i semi, dagli occhi buoni e antichi come il tempo. “Io sono Alice. Come te mi sono perduta dietro al coniglio e come te ho cercato l’uscita: ma dopo averla trovata, mi sono accorta che la frenesia, il rumore, il tran tran della vita quotidiana non reggevano il confronto con la calma che si respira qui. In questo luogo senza tempo, vivo in armonia con i miei amici animali e le mie amiche piante: dormo quando ho voglia, non soffro la fame né la sete. Questo il mio posto: non ho bisogno di altro. Vieni, ti accompagno verso l’uscita, ma ricorda: le porte del Parco delle Meraviglie sono sempre aperte per chi vuole assaggiarne la pace.”

Quando Alice agita la mano, ti accorgi di un sentiero che porta verso l’alto, verso una grande terrazza fiorita e un grande Borgo con archi e vetrate. Ma come è possibile che non l’avessi notato prima? La ringrazi e ti incammini; lei ti saluta con la mano mentre accarezza il gatto sorridente.

Eccoti sulla terrazza, mentre guardi dall’alto il Parco delle Meraviglie: guardando l’orologio di Casalotto ti rendi conto che non è passato nemmeno un minuto da quando hai seguito il coniglio bianco nel Parco.

Le porte del Parco delle Meraviglie sono sempre aperte per chi vuole assaggiarne la pace.