Il Parco delle Meraviglie
Avventurati con attenzione negli otto ettari del Parco Roccanivo: potresti fare strani incontri.
Nel Parco delle Meraviglie, ogni cosa è il suo opposto, ogni attributo si trasforma e ogni aggettivo è il suo contrario.
Bevimi, dice la bottiglia sul tavolino, e ti rimpicciolisci tanto da guardare negli occhi le coccinelle e le formiche. Mangiami, dice la scatola di biscotti, e ti alzi tanto da toccare le fronde più alte delle querce secolari.
Segui il coniglio bianco che corre su e giù per il bosco, ma cerca di stare al suo passo; potresti perderne le tracce. Troppo tardi: hai perso la strada e il coniglio bianco è corso via, sempre in ritardo per qualcosa che nemmeno lui sa cos’è. Chi ti aiuterà?
Vedi un grosso cappello a cilindro: il suo proprietario è un uomo piuttosto gentile, che parla senza mai fermarsi di tempo, di spazio, di compleanni e di non compleanni. Convieni con lui che festeggiare il non compleanno è molto più conveniente perché di non compleanni ce ne sono molti di più, ma quando ti mostra il suo orologio che non segna l’ora un po’ ti insospettisci. Forse è meglio non accettare il suo tè e proseguire nel tuo cammino.
Hai un po’ di fame, ma proprio non vuoi rischiare mangiando un altro biscotto, proprio ora che sei di nuovo di una dimensione normale: ti avvicini a un ciliegio. “Altolà!” ti ferma una carta di picche “le ciliegie non sono ancora ben mature. Sarebbe un peccato mangiarle ora! Tieni invece un’albicocca, in questi giorni sono dolcissime.”
Il problema della fame è risolto, ma ancora non sai dove sei, né che ore siano. Provi ad avvicinarti ad una carta di cuori, ma la senti borbottare tra sé e sé una cosa come “tagliategli la testa”, quindi pensi che sia meglio girare alla larga. Una carta di fiori ti dice qualcosa di strano… “In questo Parco c’è qualcuno che non dovrebbe esserci”.
Stai girovagando ormai da tempo (ma il tempo esiste sul serio o è solo un costrutto? Se non c’è l’orologio, possiamo giurare che il tempo sia passato?) quando scopri, nascosto in un angolo, un asso di quadri. “Ti prego, non guardarmi!” ti sembra un atteggiamento un po’ strano quindi vuoi saperne di più.
“La mia famiglia è amica della famiglia dei Cuori, i nobili del mio regno: vivono al castello con loro, nel lusso. Ma l’oro mi annoia e non mi piacciono i merletti. Preferisco stare qui nel fresco del Parco e godere della vera ricchezza, la Natura che mi circonda. Dov’è l’uscita? Mi spiace, non lo so e non voglio saperlo. Non uscirò mai da qui. Non dire all’Asso di Fiori che mi hai visto!”
Ti allontani in fretta, pronto a giurare di non aver mai visto un asso di quadri in vita tua, e continui la tua camminata: in una radura circondata da alberi noti qualcosa.
Prima compare un sorriso (con i dentini un po’ aguzzi!) poi due orecchie appuntite, una grossa coda…e poi un gatto ti guarda sornione.
Non sai bene se chiedergli qualcosa, dargli una carezza o scappare a gambe levate, ma non sembra minaccioso e poi sta guardando proprio te, quindi non hai scelta, quantomeno per educazione.
“No, non so come uscire dal Parco” ti dice, sempre con lo stesso sorriso “Noi siamo nati qui ed è il Parco stesso che ci ha creati: non siamo separabili da lui. Però c’è qualcuno che come te è arrivato seguendo il coniglio bianco: ti ci porto, potrà aiutarti.”
Tutto avresti pensato, ma non di trovarti davanti ad una ragazzina bionda, vestita di carte di tutti i semi, dagli occhi buoni e antichi come il tempo. “Io sono Alice. Come te mi sono perduta dietro al coniglio e come te ho cercato l’uscita: ma dopo averla trovata, mi sono accorta che la frenesia, il rumore, il tran tran della vita quotidiana non reggevano il confronto con la calma che si respira qui. In questo luogo senza tempo, vivo in armonia con i miei amici animali e le mie amiche piante: dormo quando ho voglia, non soffro la fame né la sete. Questo il mio posto: non ho bisogno di altro. Vieni, ti accompagno verso l’uscita, ma ricorda: le porte del Parco delle Meraviglie sono sempre aperte per chi vuole assaggiarne la pace.”
Quando Alice agita la mano, ti accorgi di un sentiero che porta verso l’alto, verso una grande terrazza fiorita e un grande Borgo con archi e vetrate. Ma come è possibile che non l’avessi notato prima? La ringrazi e ti incammini; lei ti saluta con la mano mentre accarezza il gatto sorridente.
Eccoti sulla terrazza, mentre guardi dall’alto il Parco delle Meraviglie: guardando l’orologio di Casalotto ti rendi conto che non è passato nemmeno un minuto da quando hai seguito il coniglio bianco nel Parco.